Giovanna Cristina Vivinetto pubblica il suo romanzo con prefazione di Dacia Maraini e viene oltraggiata in rete
(fonte repubblica.it)ROMA - "Quando nacqui mia madre / mi fece un dono antichissimo. / Il dono dell’indovino Tiresia: / mutare sesso una volta nella vita". Giovanna Cristina Vivinetto è una studentessa siciliana di 24 anni. Nata Giovanni, ha deciso di raccontare in versi la sua transessualità. E per questo, per la sua convinzione che la poesia, quella vera, sia legata visceralmente alla realtà, è stata denigrata dalla onlus ProVita, la stessa che sta tappezzando le nostre città di manifesti contro l’aborto e di iniziative a sostegno della famiglia "naturale". Non importa che l’autrice abbia uno sguardo profondo e una lingua efficace, la sua opera non merita attenzione perché, secondo ProVita, la transessualità non può essere poesia. È il nulla e in quanto tale va cancellata.
Giovanna legge quel post, è disorientata. Infatti, nonostante sia da sempre innamorata della poesia, per anni aveva deciso di non scrivere nulla che riguardasse la sua transessualità: "Era qualcosa di troppo personale, scriverne avrebbe voluto dire esporsi e io non me la sentivo". Dopo due anni di terapia ormonale, sente che le parole per descrivere quello che ha vissuto e che sta ancora vivendo debbano essere messe nero su bianco. Lo fa, affida il suo libro a Franco Buffoni, direttore editoriale della collana Lyra giovane di Interlinea, che riconosce i suoi versi "delicati e profondissimi". A maggio esce la raccolta con il titolo "Dolore minimo" a indicare la complessa condizione transessuale.
"Ci sono rimasta male. Non avevano letto le mie poesie, ma erano lì a sentenziare che non avevo il diritto di scriverle e che il mio libro era un manifesto di propaganda politica. Qualcuno sosteneva che volessi consigliare la terapia ormonale. Che assurdità! Ho segnalato la pagina per intimidazione e incitazione all’odio, l’ho bloccata e ho deciso di non rispondere a quei commenti. Il giorno dopo, però, l’ho postata sul mio profilo Facebook, non avevo nulla da nascondere e la risposta è stata eccezionale".
E Giovanna? Cosa dice lei di tanto clamore? Raggiunta al telefono mentre prepara un esame - sta per laurearsi in Filologia moderna - cita i versi di una sua poesia: "Bisognava perdonarlo questo mondo / per sfuggire al dolore della predestinazione,/ perdonarlo di nuovo, e ancora. / Ancora una volta dimostrargli / tutto lo stupore della vita / anche quando pareva negata". Non ha esitazioni, la voce ferma di chi ha lasciato la sofferenza alle spalle: "Non è forse l’amore per la vita il modo migliore di rispondere all’odio?".