A cura di Federica Duello
Non tutte le storie sono scritte dai vincitori: vi è una realtà che molti fingono di non vedere perché incomoda, scritta, giorno per giorno, dai “vinti”, i nascosti, che abitano, come polvere, gli angoli più indesiderati e invisibili delle vite di ognuno di noi ma dei quali nessuno si cura perché non influiscono, perché considerati erroneamente non rilevanti.
Giusy Puglisi non avrebbe potuto scegliere un titolo migliore per il suo libro: “Chiunque”. Con il suo stile narrativo che emoziona fino a prenderci a pugni allo stomaco, ci pone davanti gli occhi, quello specchio sul mondo che altro non vogliono riflettere che sorrisi, approvazione, felicità e leggerezza, esistenze mal accettate. La vita è anche questo: costruita, mattone dopo mattone, dai “chiunque” giornalieri che puliscono le nostre strade e le nostre coscienze, che vanno a prostitute per risollevarsi il morale da una giornata e da cinquanta e più anni di sconfitte, che accettano silenziosamente le violenze mentali e fisiche, reali e religiose pur di continuare a sopravvivere secondo i dettami non scritti di chi si è affermato, di chi ce l’ha fatta… A far cosa, poi, solo il tempo saprà dirlo. Coloro sono i piccoli granelli di sabbia dentro le scarpe di chi conduce un’esistenza ordinaria; piccoli quanto determinanti, infinitesimali pezzi di cosmo che costituiscono l’ordinarietà e la bellezza della veracità, che si incaricano per altri di supportare sulle proprie spalle, come fece il titano Atlante, il peso delle angherie del mondo affinché tutto scorra con più leggerezza… E chi se ne importa, poi, se questo mondo non rivolgerà mai loro un sorriso, un ringraziamento di alcun tipo o un aiuto perché possano permettersi un attimo di riposo.
E quindi ecco che nel suo verace racconto, la bravissima scrittrice narra di personaggi incredibili quanto reali: porta davanti ai nostri occhi reticenti prostitute, madri isolate, anime combattute nascoste negli angoli sporchi del proprio contesto catanese ma vogliose di un po’ di attenzione, ree solamente di aver detto troppe volte “sì” a una vita che ha voluto tutto, che si è presa tutto e che domanda e pretende, volta per volta, di rimanere sul filo della razionalità e del buon costume a prescindere dai contesti che si vengono, di volta in volta, a creare.
Si tratta di tante storie diverse di personaggi, più che altro femminili, che fingiamo di non riconoscere ma che inevitabilmente costituiscono il vero Io di una società malata per cui “mors tua, vita mea” se non addirittura, parti di noi che spingiamo sempre più giù per soffocarle e dir loro “Ta stari muta”, come viene detto alla donna chiacchierona di una delle brevi storie all’interno del libro; perché non è bene che queste vengano espresse, perché non è così che si può essere, perché si deve essere forti, perché si deve essere normali, eguagliarsi ai nostri contesti e a quelli ai quali vorremmo pareggiarci ma senza emergere poiché potremmo fare rumore, e ciò non sarebbe accettabile.
Vi è un piccolo stralcio che mi ha toccato particolarmente: è la storia di uno che tutti definiremmo pazzo; ecco, mi ha fatto pensare a quanto tutti, in fondo, saremmo pronti a fare carte false per un abbraccio, anche proveniente da chi non ci vorrebbe nemmeno tra i ricordi, e quando arriviamo al punto di aver riconosciuto che nonostante tutto ciò che abbiamo potuto fare per mostrare a chi ci attornia, di esserci meritati quel contatto fisico tanto agognato, spesso arriva il punto in cui abbiamo perso la forza di continuare a sperare e combattere per esso, allora siamo noi che ci creiamo le possibilità, come “u pazzu” descritto magistralmente da Giusy che, pur avendo perso tutto, ritrova nel calore di una piccola fiamma l’umanità che da tanto tempo cercava:
«Inciampando su un accendino, aveva trovato calore da portare dentro una tasca dei pantaloni. Girava la ruota spingendo il gas e ritrovava l’abbraccio. Guardava la fiamma alzarsi, uscire come da dentro un vulcano piccolo, che stringeva in mezzo alle dita. Ammirato, dimenticava la bocca aperta e guardava il suo spettacolo. Prezioso, come un diamante, nascondeva l’accendino alla gente che non doveva conoscere la sua immensa ricchezza e aspettava la sera, la solitudine delle sue mura, per dargli vita».
L'autrice
Etnea del '78 nel 2016 è seconda al Premio Internazionale “La donna si racconta”. Nel 2017 seconda al Premio “Efesto-Città di Catania”; stesso anno pubblica Voci raccolte dal vento (Algra editore). Nel 2019 è trionfa al Premio Internazionale “Donna”, e al Premio Letterario Internazionale “Il picchio”- Città S. Giuliano Milanese. Vince il “Premio nazionale Raffaello Cioni” e nel 2019 si aggiudica la pubblicazione al premio “Una città che scrive”.
Il libro
Titolo: Chiunque
Editore: Morellini
Pagg.: 112
Prezzo: € 13,90
Voto/Valutazione: 9