DIARIO DI UN PADRE APPENA NATO
A cura di Paolo Pera
L’opera d’esordio di Gabriele Borgna, Artigiano sentimentale (puntoacapo Editrice, 2017), pur nella sua estrema concentrazione ci apre all’intero mondo dell’autore, terrei a portare l’attenzione sui tre aspetti che – a mio avviso – guidano il Nostro nel corso dell’opera: l’identità ligure (che l’ha reso meritevole d’una prefazione del maestro Giuseppe Conte), un’ampia amarezza raccolta nell’ultima sezione, e infine la gioia della paternità (da cui ricavo il titolo di questa recensione).
Parrebbe quasi che la qualifica d’artigiano che Borgna si attribuisce – pure giustamente, poiché la sua poesia mostra il lavorio di chi lima… – giunga dalla predetta identità regionale. Nella poesia La pazienza di Pietro leggiamo questi versi: Nel sangue porto / le interminabili attese / di una genia di pescatori; per l’artigiano (che vuole giustamente costruire la sua cattedrale, seppur esile) pazientare è una festa. Il sangue marino che scorre nell’artigiano si manifesta anche in amore, in richieste delicate di questo tipo: Riportami per mano / agli albori dei sogni di sabbia / quando respirando con lentezza il mare / ci promettemmo salsedine a vita… [dalla poesia A ca’ de Jose (au Portu)].
Salto rapidamente alla sezione conclusiva per poi tornare alla prima, essa – denominata Solitudine da piombo – disincanta non poco dopo la molta dolcezza della prima, poiché scopriamo com’era la vita del poeta prima di ri-nascere padre (o almeno tenderei a crederlo, poiché voglio ipotizzare che la seconda sezione preceda temporalmente la prima), un perdimento che lo portava a scivolare nel nulla… m’è però parso d’intravedere (nella poesia intitolata appunto Nulla) un intendimento aperto di tale sensazione, leggiamo infatti speranza nella sua “disperazione razionale”:
Nulla. Dimora degli assensi. / Realtà d’un luogo ignoto / dove il giorno non conosce sera. Sarà forse la visione quotidiana del mare, apparentemente infinito, ad aprire a Borgna una comprensione non claustrofobica, non nullificante, del nulla?
Difatti, tornando nella sezione d’apertura – Amori in rilievo –, possiamo capire che cosa dà la speranza utile a superare l’impotenza propria dell’uomo: è quella nuova vita che fa sentire un demiurgo (colui che crea con quanto esiste già, ovvero la propria e l’altrui vita), è quel figlio che ci eternizza, quanto riesce a essere il rovescio del nulla / il volto di un bene intraducibile / che tiene tutto in sé e / tutto, tutto ricapitola [dalla poesia Al figlio che verrà]. Borgna ci dimostra come sopravvivere, dunque, a sé stessi e a un’esistenza perennemente esposta alle forbici delle orride Parche: creare la vita, tramandare il proprio amore e la propria meraviglia d’essere al mondo, è quanto ci rimane da fare.