Aldo Alessandro Mola - Storia della massoneria in Italia. Dal 1717 al 2018. Tre secoli di un Ordine iniziatico - Bompiani Editore
Le recensioni in LIBRIrtà
A cura di Marco Iacona
Quella massonica è un’associazione che sconta un deficit di traducibilità e di retroversione nelle sue diverse fasi espressive. Aldo Alessandro Mola, autore di una monumentale Storia della massoneria in Italia dal 1717 al 2018, tre secoli di un Ordine iniziatico (Bompiani 2018), già in terza edizione, non il primo e di certo non l’ultimo saggio in tema, lo sa bene.
Lo sa in quanto serio studioso, in quanto laicissimo portatore di costruendi dubbi, in quanto storico di professione, in lotta con l’ordinaria semplificata inclinazione alla facile narrazione. Tenue, rassicurante, per famiglie al più allargate.
La massoneria, scrive con riconosciuta competenza, attinge alla sapienza Italica; non nasce in Italia ma qui ritorna secoli dopo la feconda stagione umanistica. E torna recando seco il bagaglio di una tensione, per quei tempi - e fors’anche per i nostri - iconoclasta: la tensione verso l’universo nelle forme più sensibili dello spirito. Chi avrebbe da dire e cosa? Eppure, dicevamo, la tensione, nell’incessante lentezza di tre secoli-tre, pare stemperarsi in una prassi d’ambiguo profilo che lo storico nella sua onestà ha l’obbligo di annunciare, nel quadro d’un racconto che avanza per episodi e immagini, solennemente ricco di preoccupazioni. La massoneria nasce "grande", la storia dunque anche nella penuria delle idealizzazioni non può non largheggiare in grandezza e nel suo reciproco, cioè nella miseria di mille dolorose improgrammate sconfitte.
La "grande" utopia di una "grande" fratellanza, ecco il cuore della questione. Nel pensiero che pensa se stesso nell’atto di pensare, nel passo successivo della costruzione di una simbologia come gettata nel mondo e plaudente la propria immagine. È il rischio che corre l’umanità nell’avvertire un’insufficienza ontologica suscettibile di remissione, ma con occhi e orecchie alla sentenza di Ayn Rand: i grandi orrori si commettono per scopi altruistici. Forse, si tratta solo di errori (i lettori apprenderanno anche di scissioni e tentativi di rinascita). Ed ecco che lo storico si dà il compito di elencare, in un’avveduta sintetica rassegna, protagonisti, vantaggi e castighi. E si dà i compiti di dosare parole e tecniche imboccando la difficile strada della morale "perfezionata", nonché di arruolare al proprio effetto le coordinate d’una correttezza in spirito e di metodo e di concepire un’etica della convinzione e dell’adeguatezza.
La massoneria nasce in Gran Bretagna nel 1717, in Italia arriva nel 1731 e - da subito - è costretta a scontrarsi col pregiudizio della (chiamiamola così) tradizione. Non per caso, non per mera sfortuna, in tre secoli, la libertà massonica è l’utopia nell’utopia, nascendo per esser precisi con Napoleone e morendo con la Restaurazione. Celebra qui e lì nozze "chimiche" con la politica mai con lo Stato, nonostante presidenti del consiglio - come Crispi - ministri, parlamentari, dirigenti, artisti, militari, si "ammassonino" con slancio bulimico; verrà tollerata, mai riconosciuta. Francesco De Sanctis, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Vittorio Valletta, Giovanni Piumati, pioniere degli studi su Leonardo: sono (anche) questi i massoni.
(Aldo A. Mola)
Malgrado l’importanza storica della fratellanza - magari, forse, a causa di quella - c’è un cruccio, "grande", fondato sull’ossessione antimassonica: l’antimassoneria come esclusivo movente di lotta, dice Mola. Punti fermi di una storia italiana che procede per prove documentali, sono la Grande Guerra e il Fascismo: scommesse perdute dalla massoneria per opposte ragioni di sostanza. La Libera Muratoria ha saputo vivere di persecuzioni, subendo, duramente, laddove avrebbe dovuto raccogliere, in sede di bilancio, con rigore. Anche la maggioranza di governo attuale si è pronunciata contro influenze e legami massonici. No, in altri paesi - America, Francia - non sarebbe accaduto.
Gli è che ambiguità di fondo caratterizzano le relazioni tra massoneria e ordinamento giuridico italiano. Ambiguità spiegabili con la realtà cruda - abbracciata ieri dal padre costituente - di non voler dispensare dispiaceri né di volersi schierare, con sfacciata eleganza, a favore di incondizionate "libertà". Principio appreso - lo diciamo per noi stessi - trattando, generalmente, di comunismo.
Qualora i fattorini di Stalin avessero vinto le elezioni nel 1948, gli articoli della costituzione, nell’immediato, avrebbero dovuto operare anche in una repubblica "democratica" di stampo socialista.
Titolo: Storia della massoneria in Italia. Dal 1717 al 2018. Tre secoli di un Ordine iniziaticoAutore: Aldo A. MolaEditore: BompianiPrezzo: € 23,00Pagg.: 832