Prodromo
Riceviamo una mail
Riceviamo e pubblichiamo con molto onore l'intervista/dialogo che Roberto Garbarino ebbe a tenere con il grandissimo poeta etneo Angelo Scandurra.
Teniamo a precisare che dello Scandurra, il nostro direttore, Salvatore Massimo Fazio, era amico. Si ricordano i due nei bar di Valverde o in passeggiate a Catania a discutere di argomenti fuori dall'ambito della noia o ancora a Gravina di Catania in un anfiteatro colmo (l'anfiteatro Borsellino), dove i due duettarono contro le meschinerie della politica e dei fittizzi allievi che lo incensavano infastidendolo o ancora quando il poeta di Valverde onorò con una nota il saggio “Regressione suicida” (Bonfirraro, 2016), di Fazio. Anche in un docufilm di Alfio Vecchio su Manlio Sgalambro, i due, assieme ad altri tre noti personaggi, raccontavano aneddoti o momenti vissuti assieme.
Roberto Garbarino, via mail ci ha consegnato un documento proposto e pubblicato la scorsa settimana in altro webmagazine, Sipario ,che noi riportiamo in direct link. Precisiamo che seppur il testo sia integrale, nell'intro vi sono alcuni nomi che in Sipario non appaiono. Ciò per volontà dello stesso intellettuale ligure che ringraziamo per la sua discrezione e onestà intellettuale.
Roberto Garbarino: l'intervista/dialogo
con Angelo Scandurra
Intro
Jonica, il ritorno alla Parola Sacra
Una intervista che evidenzia uno degli intellettuali più interessante della Cultura Italiana: Angelo Scandurra, Poeta ed Editore. Figura importante della Storia della Letteratura Italiana, sulla scia della grande Cultura Letteraria Siciliana: da S. Quasimodo, L. Pirandello, A. Camilleri, per citarne alcuni, a L. Sciascia, M. Sgalambro, G. Bufalino, F. Battitato, S. M. Fazio, Roversi e P. Guccione, suoi amici. Un Intellettuale votato alla promozione della Cultura. La Poesia di Angelo Scandurra la si può considerare, a ragion veduta, colta, impegnata, ontologicamente riflessiva, avvertendone il disgregarsi delle certezze umane, in un lirismo ragionato che si fa espressione e lezione di umanesimo trascendentale. Aggiungo, dominata dall’ossimoro estremo dell’uso dissacrante della parola in una semantica colta, mai retorica, volta alla ricerca instancabile del vero, ove gli opposti si scontrano, peculiarità storica della Sicilia, nel turbinio possibile di elevare lo Spirito umano.
Roberto Garbarino
Intervista
Ill. mo Poeta mi parli di Lei della sua Poesia e delle Sue Case Editrici “il Girasole” e “Le Farfalle”.
“Il Girasole Edizioni” e successivamente “Le Farfalle”, nascono dalla mia considerazione di una triade di soggetti: autore, libro, lettore. Perciò, non mi ritengo assimilabile alle prerogative di buona parte delle proposte editoriali attuali: insieme al testo (tessuto portante) debbo sentire il profumo dell’inchiostro, il respiro della carta e, quindi, il palpito della parola che, da idea, diviene pensiero impresso, tangibile; se vogliamo, eterno. Forse, nel profondo, cerco dei compagni di viaggio, per esorcizzare fantasmi e folletti.
Per quanto riguarda la mia poesia credo di essere il meno adatto a parlarne. Comunque, posso condensare il mio concetto relativo a tale aurea forma d’arte, con un’espressione che ho posto ad esergo in una mia raccolta: la poesia è tale quando si fa specchio e non scudo.
Ovviamente spero, con i miei testi, di essere sempre attinente a tale criterio.
Che cosa pensa della Cultura e dell’Editoria contemporanea rapportate al post-modernismo e all’omologazione?
È quasi impossibile trovare delle definizioni che, in maniera sostanziale, possano analizzare il contesto storico-politico-sociale in cui ci moviamo. Sono convinto che l’omologazione, sia per la cultura, che per ogni altra forma di scambio, se non scortata da precise regole, sfoci nel caos, congelando inesorabilmente l’identità e le qualità di ogni essere e di qualsiasi elemento, come purtroppo sta accadendo nel nostro tempo: tutto è uguale e, contemporaneamente, contrario a tutto.
L’editoria, malauguratamente, risente di questa confusione e il lettore (ammesso che questa specie non sia in progressiva estinzione), è sempre più smarrito nel mare magnum di “titoli” che affollano gli scaffali delle mega librerie. È doloroso assistere, in massima parte, alla mercificazione della cultura. Inoltre, l’apporto mediatico che offre mezzi straordinari, ma usati abitualmente in maniera peregrina, accresce la baraonda.
Quali sono, secondo Lei i punti di riferimento della Letteratura Italiana della Filosofia e dell’Arte Italiana?
Per quanto affermato prima, i punti di riferimento si assottigliano sempre più. Mancano i maestri (ne sono rimasti troppo pochi), scarseggiano i luoghi di ritrovo: è crollata, di fatto, la frequentazione della “bottega” dove si cresceva insieme, confrontandosi e scontrandosi inseguendo un ideale, un’utopia. Si dibatteva e, così, si dava una finalità al proprio operato. Era, effettivamente, anche un tempo più lento, che permetteva di “soffermarsi” a riflettere. Oggi tutto avviene all’insegna della velocità. Allora, si cozza inevitabilmente contro muri di gomma e si rimbalza. Per di più è l’epoca che applica, in ogni circostanza, la doppia morale: indice di elusivo malessere.
Può indicare le nuove promesse in tali ambiti?
È impossibile citare dei singoli nomi. Farei sicuramente torto a qualcuno. Mi limito, pertanto, ad una osservazione riguardo le nuove generazioni: noto che la maggior parte degli artisti si esprime con linguaggi piani, confidenziali, da facebook (messaggero ormai imperante). Per fortuna, in contrapposizione, una buona schiera torna al dialetto, a forme arcaiche. Considero questo aspetto un segnale vitale e preciso: si avverte che la parola e i mezzi espressivi in genere, sono inquinati e dissanguati, allora zampilla la necessità di ritornare alle radici, alle matrici generative: dunque è consono ritrovarsi nel proprio laboratorio, fucina di ricerca e creatività.
Quale sarà il futuro della Sicilia?
La Sicilia, come sappiamo, da sempre è terra paradisiaca, culla di civiltà, donna di profumi e sinuosità ammalianti. Ebbene, invece di accarezzare, catturare e assaporare tanta bellezza, la corsa è sempre più operante a maculare tali requisiti unici e mitici. C’è come un assatanato progetto a distruggere, a stuprare tutto, in nome del dio denaro. È un crescendo aberrante e tutti, nel nostro piccolo o grande esistere, dovremmo contrapporci per non sentirci conniventi a tale scempio. Quindi, il futuro, non solo della Sicilia, non appare roseo, ma questo quadro potrà essere ricolorato di speranze, se l’umanità riuscirà a riconquistare l’essenza dei principi universali del vivere.
Un messaggio per future generazioni
L’augurio che faccio, per primo a me stesso, è quello di poterci riappropriare di quelle peculiarità di carne e ossa, quindi di sensibilità e ingegno, che possano restituirci l’unicità di esseri, non come numeri, bensì come rivelazione di creature – sfumature nel mistero dell’universo – per ricreare e non per demolire. In tale contesto ogni espressione artistica (poesia, letteratura, pittura, musica, architettura, scienza,…) dev’essere l’asse portante per conquistare nuove e autentiche offerte di civiltà nella storia dell’umanità.
Roberto Garbarino. Nato a Genova nel 1964 dove ha studiato Lettere Filosofia e Arte. Saggista di studi Filosofici, Poeta, Pittore, Critico d’Arte. Ha pubblicato per la Poesia: “Animaramaica”. Pittura Critica d’Arte: “Della nebbia la neve. Affinchè quel tempo non vada via”. Filosofia:” Dell’ hora attuale. Trattato di Filosofia contemporanea”. All’arche’ La Filosofia tangibile. “La caffettiera su Marte. Essere e verità in Filosofia”. La struttura ontologica della sua Filosofia studia i vari fenomeni e costumi della società contemporanea inerente, inoltre, l’aspetto Fenomenologico e Teoretico mediante anche la Poesia e l’Arte. Una Filosofia sociale ed evolutiva.