Andrea Delogu
Dove finiscono le parole - Storia semiseria di una dislessica
Rai Libri
Le recensioni in LIBRIrtà
A cura di Letizia Cuzzola
Leggere e scrivere, per la maggior parte di noi, sono automatismi: il primo anno scolastico forma la nostra strada: mattoncino su mattoncino mettiamo insieme lettere e numeri. Ma non è così per tutti.
Andrea Delogu, in "Dove finiscono le parole. Storia semiseria di una dislessica" (Rai Libri, 2019), racconta con sincera autoironia, quella stessa che è sinonimo di consapevolezza, la sua storia di alunna dislessica in tempi in cui questo disturbo dell’apprendimento non era ancora riconosciuto tale.
Un bambino dislessico, a primo acchito, viene spesso tacciato di essere ’vivace’, troppo, ’disattento’: ecco che il disturbo d’apprendimento diventa un disagio comportamentale. Non si considera l’eccessiva fantasia, irrequietezza come una corazza con cui difendersi da quei segni sul foglio che diventano nemici incomprensibili: «[...] io funzionavo, e funziono tuttora in maniera diversa dalla maggior parte degli altri studenti. Perché è esattamente questo il punto: noi dislessici funzioniamo in maniera diversa, non meglio, non peggio, ma diversamente dagli altri».
Lo scoglio più imponente da superare è, spesso e purtroppo, la famiglia che non riesce ad accettare che il proprio figlio non sia perfetto (?). Paradossalmente, se la scuola riesce tempestivamente a identificare la difficoltà di alcuni bambini a stare al passo con la classe, la famiglia in cui il bimbo trova rifugio, dopo le ore in cui si sente un pesciolino fuor d’acqua, è una mare in tempesta: raramente ho incontrato genitori ammettere serenamente il disturbo del figlio, quasi fosse una macchia su quel quadro perfetto che hanno disegnato, come se non guardassimo con lo stesso stupore e ammirazione a un Giotto e a un Monet, minando così, ancor di più e come se ce ne fosse ulteriore bisogno, l’autostima di quello stesso bambino che, con gli strumenti adatti, è un capolavoro a modo suo.
Il riconoscimento ufficiale dei disturbi dell’apprendimento arriva sempre e comunque tardi. Se arriva. Basta poco. Un insegnante che non giudica ma porge la mano, un genitore che ama senza pretendere che un figlio è una parte di noi ma non noi. Ogni bambino è altro. E sovente è un ’altro’ bellissimo che aspetta solo di venir fuori.
Una diagnosi tempestiva della dislessia permette di usufruire di agevolazioni per l’alunno atte a metterlo a metterlo al pari con il resto della classe: «Si tratta di agevolazioni semplici ma fondamentali: la sintesi vocale che trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto; il registratore che consente allo studente di non essere costretto a prendere appunti; i programmi di videoscrittura con correttore ortografico che permettono la produzione di testi sufficientemente corretti senza l’affaticamento della rilettura e della contestuale correzione di errori; l’uso della calcolatrice che facilita le operazioni di calcolo e ancora tanti altri strumenti tecnologicamente meno evoluti quali tabelle, formulari e mappe concettuali che permettono all’alunno che soffre di un disturbo specifico dell’apprendimento di avere più tempo per lo svolgimento di una prova o di svolgerla su un contenuto comunque disciplinarmente significativo ma ridotto».
Il messaggio della Delogu è chiaro e semplice: «Anche se soffrite di un disturbo specifico dell’apprendimento, siete fichissimi e avete il mondo a vostra disposizione. Non indietreggiate, procedete a testa alta e non credete a chi cerca di farvi sentire sbagliati. Non lo siete».
Titolo: Dove finiscono le parole. Storia semiseria di una dislessica
Autore: Andrea Delogu
Editore: Rai Libri
Pagg.: 240
Prezzo: € 17,00
Voto: 9