Stefano Allievi - 5 cose che tutti dovremmo sapere sull’immigrazione (e una da fare) - Laterza Editori
Il consigLIBRO della settimanaA cura di Letizia Cuzzola
Soprattutto nell’ultimo anno sembra che l’immigrazione sia diventata il male assoluto, il mostro da cui l’Italia debba difendersi, un vessillo politico per conquistare la fiducia della gente (?). Ma è davvero così? Davvero è il principale dei problemi da affrontare come raccontano i mezzi di distrazione di massa? Il sociologo Stefano Allievi si è posto la domanda, anzi 5, e ha provato a rispondere eviscerando la questione nel suo "5 cose che tutti dovremmo sapere sull’immigrazione (e una da fare)" (Editori Laterza, 2018).
- Perché ci muoviamo. L’uomo non è né un albero né una patella per cui non ha radici e non vive attaccato a uno scoglio. Il nomadismo ha fatto parte della storia dell’uomo, l’ha plasmata fin dalle sue origini: «Nessun europeo è nativo europeo, se andiamo indietro a sufficienza nella storia». Già, la storia, questa sconosciuta smemorata per cui dimentichiamo che anche l’Italia è stata ed è terra di emigrazione: «Gli italiani, giovani e meno giovani, che emigrano - quasi 200.000 quelli stimati nel 2017 - sono più degli stranieri che arrivano con gli sbarchi (119.000 nello stesso anno)».
- Perché si muovono loro. Allievi fra i push factorscita: «guerre, fame, dittature, persecuzioni (per motivi etnici, religiosi, razziali, politici), ingiustizie subìte, diseguaglianze, calamità naturali (incluse quelle dovute al cambiamento climatico), crescita demografica non accompagnata da crescita economica. A cui va aggiunto il puro e semplice sfruttamento delle risorse [...]». Soffermiamoci sulla demografia: l’Europa è il Vecchio Continente da qualunque punto di vista statistico lo si guardi e, quanto prima, la costruzione di nuove case di riposo sarà più necessaria di quella di nuove scuole.
- Perché arrivano in questo modo. La paura dell’arrivo di nuovi immigrati ha spinto molti Paesi europei a chiudere gli accessi regolari (come se uno di noi preferisse ricevere ospiti a sorpresa mentre sta facendo la doccia piuttosto che invitarli come e quando gli fa comodo), aprendo così, inconsciamente e incoscientemente, all’immigrazione clandestina. Della difficoltà di ottenere la documentazione necessaria e sui mezzi di trasporto tradizionali cui dovrebbero affidarsi quanti si ritrovano ad avere pure l’anima bombardata magari ne discutiamo in un altro momento, però... L’Europa avrebbe tutto da guadagnarci da una immigrazione regolare e regolamentata potrebbe facilmente sopperire alla carenza di forza lavoro: «Le esigenze del mercato del lavoro, del resto, ci sono, dato che l’Europa perde ogni anno 3 milioni di lavoratori che vanno in pensione e non sono sostituiti da nessuno, semplicemente perché chi avrebbe dovuto sostituirli non è mai nato».
- Perché proprio qui? E per fare cosa? «Quanti sono gli immigrati in Italia? Gli stranieri residenti al 1° gennaio 2018 [...] sono poco più di 5 milioni [...]. I cittadini non comunitari [...] sono 3.714.137». Il dato più interessante, però, è: «(...) gli stranieri versano 8 miliardi di euro di contributi sociali all’INPS, e ne ricevono circa 3 miliardi. Con i 5 miliardi di differenza si calcola che si paghino oltre 600.000 pensioni: di italiani». E queste pensioni riescono a pagarle grazie ai cosiddetti DDD JOBS (Dirty Dangerous and Demeaning - sporchi pericolosi e umilianti), quelli che noi non vogliamo o ci vergogniamo a fare insomma.
- Perché la diversità ci fa paura. E ci attrae. Rielaboro la domanda: perché un Ronaldo che corre dietro a una palla e una Belen che ci mostra la sua collezione di farfalle sono fighi? e un Mustafà che vende degli utilissimi kleenex al semaforo o una Svetlana che fa da badante alla nonna non lo sono? «Ma come dice un proverbio africano, "si sente il rumore dell’albero che cade, ma non quello della foresta che cresce". In particolare nel linguaggio giornalistico e politico: quando l’incontro funziona non fa notizia, non se ne parla, né si crea battaglia politica intorno ad esso; quando non funziona, sì». Semplificherei dicendo che è il vile denaro a fare la differenza fra ’cittadini del mondo e fulgidi esempi’ e ’poveri disgraziati sì ma pericolosi quanto le tarme nell’armadio’. Ed ecco che l’immigrato è un capro espiatorio: «il meccanismo del capro espiatorio è attraente perché, spesso, funziona: aiuta a proiettare il proprio malessere altrove, a dare la colpa a qualcun altro se le cose vanno male».
- Una cosa da fare (da cui discendono tutte le altre). RIAPRIRE I CANALI DI IMMIGRAZIONE REGOLARI. Non è difficile e non è impossibile riuscire a elaborare accordi bilaterali che permettano di gestire e regolare i flussi in maniera legale, sottraendoli alle mafie che i muri fisici, mentali hanno dato loro in pasto, creando questo sistema disumano.
Un libro piccolo, condensato ma indispensabile, da portare con sé e aprire, anche a caso, quando iniziamo a dimenticare che, un tempo, l’Italia meridionale era una propaggine della Grecia e quella settentrionale il parco giochi dei Barbari.
Titolo: 5 cose che tutti dovremmo sapere sull’immigrazione (e una da fare)Autore: Stefano AllieviEditore: LaterzaPagg: 59Prezzo: 3,00Voto 8.5