Un muro che il cielo separa
A cura di Paolo Pera
Il terzo libro d’arte di Alberto Selvestrel, Dialogues (2020), giunge come un «pieghevole delle meraviglie»: le perfette congiunzioni geometriche che Selvestrel rintraccia di foto in foto creano un continuum formale che sta quasi a evidenziare l’inseparabile legame che le creazioni umane hanno da sempre tra loro, in fondo l’uomo crea esclusivamente per comunicarsi a chiunque abbia le giuste forme per accoglierlo. Il trionfo di geometrie del Nostro, da sempre paradigmatico (seppur dosato in differenti dosi), ha in questo libro la sua estremizzazione. Di fronte a un simile «serpente d’immagini» non sappiamo infatti se cercargli una cornice o se custodirlo come un qualunque volume sui nostri scaffali adorni di polvere… Oltre al durevole dialogo tra le immagini – reciprocamente complementari – intento a dirsi a quei rimasugli umani (comunemente detti architetture) v’è l’inquilino quasi sempre vivace del mondo: il cielo, che di lassù è spezzato – ma pure riflesso! – dal muro che abbiamo di fronte; Selvestrel sta forse sublimando un limite? L’architettura (da intendersi quale azione dell’uomo sulla natura) è presumibilmente questo limite laddove segmenta ogni cosa: bastoni di luce, rettangoli di mare, qualche incasellato tetto arancio su palazzi verde oliva, sorgenti montagne «inzuccherate». L’artista parrebbe desiderare però la condizione del gabbiano: planante nel cielo e sull’acqua specchiato, libero comunque d’abitare quell’azzurro che l’uomo ha incarcerato tra le sue strutture color pastello…
V’è pace in quest’opera, una pace un po’ costretta che si fa presto lieve mancanza: una piccola asfissia… La natura sembra gridare di voler esistere molto più di quanto le è qui concesso. Le montagne invadono difatti l’umana creazione (il muro!) proiettando su questa la propria ombra luminosa, al loro contrario le case imbruniscono gli spazi già scuri; le nuvole sono lunghe e piatte, e creano parallele con ciò che ingabbia… Solo ogni tanto spunta un batuffolo che levita. Girando il pieghevole incontriamo d’improvviso la speranza: ecco la luce, e pure un ampio mare con tutta la sua salubre aria! Torna però poco dopo tarpato, seppur in spazi limpidi e vitali. La città – poggiata come un Monopoly sul muretto – si confronta con una verde collina: quasi a spartirsi il trono terrestre! Il mare sparisce, poiché oramai simile al cielo… È infine il palazzo a illuminare l’umana costruzione, la montagna (quale amabile natura) svanisce delicatamente lasciando soltanto la sua buia ombra. L’uomo è così costretto a sé stesso, e nulla – parrebbe – gli è più di fuga…
L'autore (fonte albertoselvestrel.com)
Torinese, classe 1996, all’età di 17 anni si avvicina alla fotografia con una particolare attenzione rivolta al paesaggio. Due anni dopo approfondisce da autodidatta le sue ricerche e si focalizza sul paesaggio antropico e le sue modificazioni, iniziando a sviluppare il suo stile personale caratterizzato da composizioni geometriche e minimali. La ricerca di Selvestrel è volta a condensare il massimo della sua espressione concettuale nel minimo della forma. Il suo primo progetto cartaceo intitolato “Images” esce nel 2017. Nel marzo del 2019 è uscito il suo secondo libro “Link”, con la prefazione di uno dei più grandi fotografi italiani: Giovanni Gastel (del quale la foto ritraente il Selvestrel é sua).
Il libro
Titolo: Dialogues
Prezzo: € 25,00