All rights reserved

Letto, riletto, recensito!

faziomassimomonade@yahoo.it
letto-riletto-recensito-manchette
image-832

facebook
twitter
gplus
youtube
instagram

Seguici nei nostri social

[07/10/2024 15:14] "PORTICI DI CARTA" dal 12 al 13 Ottobre 2024 nel centro di Torino Admin [04/10/2024 00:01] Rita Pacilio - "Così l'anima invoca un soffio di poesia. Poesie scelte" - Marco Saya Edizioni Admin [01/10/2024 09:00] È "Lampedusa, l'isola del diavolo" (Scatole Parlanti) di Fabrizio Prelato il ConsigLIBRO Ottobre 2024 Admin [30/09/2024 15:20] Il week-end ligure, 4/6 ottobre, all'insegna del libro con la VI edizione del Book Pride di Genova Admin [30/09/2024 14:14] Il capolavoro letterario di Sabina Minardi dal 3 al 6 Ottobre nella suggestiva Marzamemi (Siracusa) Admin [25/09/2024 22:16] Si è conclusa la VI edizione di Etnabook: la più esplosiva dalla nascita del primo festival del Libro e della Cultura di Catania Admin

ConsigLIBRO 

Estate 2024 è:

Indagine sotto il vulcano

di Roberta Castelli
Frilli

ConsigLIBRO 

Ottobre 2024 è di:   

 Fabrizio Prelato

Lampedusa, l'isola del diavolo

Scatole Parlanti

Liliana Madeo - Donne di mafia - Miraggi - Speciale giornata vittime della mafia

23/05/2020 00:01

Admin

Recensioni, home, evergreen, Liliana Madeo, Donne di mafia, Miraggi edizioni, Speciale giornata vitime della mafia,

Liliana Madeo - Donne di mafia - Miraggi - Speciale giornata vittime della mafia

Liliana Madeo - Donne di mafia - Miraggi - Speciale contro le mafie - Le recensioni in LIBRIrtà - Anna Cavestri

schermata-2020-05-15-alle-19-1589562564.png

Liliana Madeo

 

 

Donne di mafia

 

 

Miraggi edizioni

 

 

Le recensioni in LIBRIrtà

donne-di-mafia-1589562869.png

A cura di Anna Cavestri.

Questo libro è stato pubblicato 25 anni fa ed è tornato quest’anno in libreria in occasione della "Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie", per Miraggi Edizioni. È il racconto dello scombussolamento all’interno di Cosa Nostra che le donne hanno provocato. Cosa Nostra nasce come mondo al maschile, dove le donne tacciono e per questo sono rispettate e scelte; tutto è basato sulla violenza e sul potere, sull’imposizione al maschile. Le facce delle donne che fanno parte della mafia sono tante: il libro racconta le distinzioni fra loro. Le più giovani si mostrano diverse da quelle anziane perché sono state determinanti, incoraggianti ed accanto ai loro uomini che avevano deciso di uscire dal circuito mafioso in cui sono cresciuti e di diventare collaboratori di giustizia. Sono quelle che possono aiutarli ad intraprendere una vita nuova, libera, con tutte le difficoltà che questa comporta. Sono al loro fianco nei rifugi all’estero o in Italia, sotto un altro nome, in luoghi continuamente diversi che il loro stato di collaboratori di giustizia gli garantisce. Alcune li hanno lasciati , alcune si sono suicidate. L’autrice ne cita molte, io qui cito quelle che mi hanno maggiormente colpita . È Rita Atria, la più giovane. Figlia di un mafioso. Il padre è stato ucciso come anche il fratello Nicola. Aveva 16 anni quando ha deciso di andare a parlare in Procura a Sciacca, di nascosto, invece che andare a scuola. Quando il padre è stato ucciso aveva 11 anni, una grande perdita per lei. Con la madre aveva un pessimo rapporto. Quando anche Nicola, che era il suo unico riferimento affettivo è stato ucciso, ha deciso di raccontare quello che aveva visto e sentito nella sua famiglia. “Il mio compito è vendicare mio padre e mio fratello“.

Inizia così per lei un viaggio doloroso, continuerà ad andare in Procura invece che a scuola. Era convinta che il padre non aveva le mani sporche di mafia, lo credeva un Robin Hood, che aiutava chi aveva bisogno ed è stato un duro scontro il suo, con i magistrati che hanno dovuto dirle la verità. Trovava tutte le giustificazioni per scagionarlo, non voleva credere che fosse un mafioso. C’era anche il giudice Borsellino ad ascoltarla ed è stato proprio lui quello che è riuscito ad avere la fiducia di Rita, che è stata allontanata dalla casa materna e messa sotto protezione. Viene messa in un residence insieme alla cognata Angela e alla nipotina, che aveva deciso di collaborare prima di lei. Dalla Sicilia a Roma, Rita era spaesata, ma convinta della sua scelta, mentre la madre faceva di tutto per farla rientrare a casa, fino a minacciarla di farla ammazzare. Dopo questa minaccia non ci sono stati più incontri tra loro. Scriveva di come avrebbe voluto il suo funerale Rita e soprattutto che la madre non avrebbe dovuto partecipare. In quel periodo viene ucciso Falcone, Rita e Angela sono sgomente, sperdute, insieme a Borsellino, rappresentava la possibilità del riscatto. Rita vuole stare da sola, non vuole più stare nel residence, si intestardisce. Incontra un ragazzo col quale inizia una relazione, una boccata d’ossigeno nella sua vita. Studia. Ma vuole vivere da sola, gli consegnano le chiavi dell’appartamento il 21 luglio,due giorni dopo l’uccisione del giudice Borsellino, quello che aveva scelto come padre putativo. “ Quella strage le squassa. Piera ha avuto un collasso da cui non riesce a riprendersi. Rita è come trasognata, fuori di sé......Borsellino era il suo nuovo padre......Nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita “Al settimo piano del suo mini appartamento, Rita vuole stare sola, riflette e si sente inadeguata e sola. Il 26 luglio apre il balcone e si butta nel vuoto. Su un foglietto lascia scritto “Adesso non c’è più chi mi protegge. Sono avvilita. Non ce la faccio più“. La notizia del suicidio arriva di sera nel carcere di Trapani, c’erano rinchiusi alcuni uomini accusati di mafia, un mormorio riempie il silenzio e una voce più alta di tutte grida “Una di meno“. Un grande applauso risuona per tutto il carcere: si fa festa. Neanche da morta avrà la pietà della madre.

 

Ci sono donne che non condividono il percorso di collaborazione dei mariti e si schierano clamorosamente contro di loro o si chiudono in casa per godere almeno della rete di solidarietà della cosca. C’è chi appena saputo che il marito si è pentito ha indossato il lutto come se il congiunto fosse deceduto. Giacoma Filippello ( ‘Za Giacomina) per ventiquattro anni è stata la compagna di Natale L’Ala, e ha potuto assistere a scie di sangue e conosciuto uomini importanti dei clan, era parte del clan e da tale si è comportata a tutti gli effetti. Quando ha capito che volere giustizia è diverso che vendicarsi uccidendo, s’è trovata sola. Le sue notti sono state tormentate da dubbi e nostalgia ma è diventata una “pentita“. Una delle prime donne di mafia che si sono messe a collaborare coi giudici. Ma di tutta la sua vita avventurosa ’Za Giacomina sempre preferisce ricordare i momenti felici del passato e le indicibili tenerezze di cui l’uomo che ha amato, un boss cui sono attribuiti gravi reati, era capace. Glielo hanno ammazzato, il suo uomo, il 7 maggio ’90, e lei s’è fatta pentita. Per amore e per vendetta. Con furore. “Quando vennero a dirmi che avevano ucciso Natale, mi si annebbiò la vista ……Sapevo che prima o poi sarebbe arrivata la mala notizia.” Dissi: “Chi deve pagare, pagherà ”» ha raccontato al giornalista della «Stampa» Francesco La Licata, siciliano, esperto di mafia, con il quale – dopo il pentimento, in un periodo che era a Roma – aveva voluto parlare. Felicia Bartolotta Impastato, moglie di un mafioso, cognata di un boss, parente di “amici degli amici“ e madre di Peppino assassinato dalla mafia perché ne denunciava i crimini. Cinisi il suo paese, il marito era un padre padrone, prepotente e autoritario. Peppino aveva scoperto i libri, la cultura, sognava di trasformare il mondo. Da ragazzino aveva assistito all’ uccisione dello zio con un’ auto imbottita di tritolo, ne restò molto scosso e scoprí la mafia e che era una brutta cosa. Felicia soffriva del suo matrimonio, viveva con la paura e il silenzio, non poteva permettersi di avere un’opinione personale .Voleva tornarsene a casa dei genitori quando scoprí che il marito la tradiva, non le fu permesso “ Non si usava”. Quando Peppino ha cominciato ad impegnarsi per denunciare la mafia e i loschi affari, lo scontro col marito si era fatto più duro. Minacciava Peppino il marito e lei perché stava dalla sua parte. Ogni incontro col padre era una lite. Non c’era verso di far cambiare idee a quel figlio che tanto amava, ma si sforzava di capire le sue idee, leggeva quello che lui lasciava a casa e cominciò a riflettere su tante cose che aveva intuito. Finché il marito ha cacciato di casa Peppino. Si vedevano di nascosto. Dell’ attrito tra padre e figlio si parlava molto fuori. Il padre morì investito da un’auto, un caso? Per Peppino non c’era più protezione alcuna, il 9 maggio fu fatto saltare in aria, disintegrato. Le indagini hanno puntato su un suicidio e il caso fu archiviato. Ma Felicia , il figlio Giovanni e gli amici di Peppino, respinsero quella tesi. Il giudice Chinnici riaprí il caso. Sì sentenziò che si trattava di delitto di mafia, ma i colpevoli non sono mai stati condannati. Felicia non è più uscita di casa. Hs sempre parlato coi giornalisti ai quali raccontava di sé della sua storia di mogie e madre “ cioè donna d’altri “, condannata a non esserlo per sé. “La mafia in casa mia “ un libro intervista è stato pubblicato da Anna Puglisi e Umberto Santino che hanno dato vita a Palermo al Centro di documentazione “Giuseppe Impastato “ All’uscita del libro nell’edizione Miraggi l’autrice in un intervista per l’editore ha rilevato che non esiste più la donna sottomessa all’uomo mafioso. Oggi “le compagne o aspiranti compagne degli uomini di mafia non stanno più nella penombra. Parlano in pubblico. Sono viaggiatrici instancabili, anche se nel metro di giudizio dei vertici di Cosa Nostra la donna resta un soggetto inaffidabile, una creatura debole, con molti talenti ma capace di provare emozioni che possono mettere a rischio l’intero territorio su cui la mafia esercita la sua signoria.”

liliana-madeo-1589562959.JPG

Trovo che l’idea di Miraggi di ripubblicare questo libro sia stata una scelta molto coraggiosa e azzeccata. Il libro è la descrizione di un fenomeno che ha coinvolto le donne e che continua a farlo, laddove ancora oggi le donne all’interno delle cosche mafiose continuano a rivestire ruoli di fondamentale importanza. La cronaca più recente è piena di donne che risultano avere ruoli sempre più importanti per la sopravvivenza e la funzionalità dell’organizzazione mafiosa. La loro intraprendenza e capacità di gestire le fila di questo malaffare ha preso sempre più spazio e spesso le abbiamo viste in luoghi di comando. Tutto ciò non giustifica ovviamente il loro operato, sempre di mafia si parla. E di mafia bisogna continuare a parlare per denunciare questa presenza così difficile da sconfiggere. E di mafia bisogna continuare a scrivere e a pubblicare perché non si può abbassare la guardia e nemmeno dimenticare il sacrificio di uomini onesti e di legge che ci hanno lasciato la vita. Oggi la mafia si insinua in tutte le falde scoperte e con modalità sempre più affilate. Falcone ha detto “ Certo dovremo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso . Per lungo tempo,non per l’eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine “( Cose di Cosa Nostra) L’evoluzione l’abbiamo vista, quella delle donne e delle modalità. Ora mi auguro tanto di poter vedere la fine, con qualche dubbio. Consiglio vivamente la lettura di questo libro perché è un libro appassionante, una scrittura che cattura , una ricchezza di testimonianze tutte vere e davvero interessanti.

Titolo: Donne di mafia. Vittime. Complici. Protagoniste.

Autore: Liliana Madeo

Edizioni: Miraggi

Pagg.: 272

Prezzo: € 18,00

Voto: 10

9788869437632_0_424_0_75.jpeg
screenshot 2024-10-07 alle 19.19.23
paesietnei
schermata2019-05-07alle16.38.33

Le nostre rubriche seguono il seguente ordine settimanale:

 

mercoledileintervistecopia
lunedilevideorecensioni
sabatoglievergreencopia
giovedilerecesnioniinlibrirtacopia
domenicailconsigliodellasettimanacopia
martedievenerdilenovita
sem
lorma
saggiatore
unnamed
logonn6
logoblackpngneweditore2018